martedì 31 marzo 2020

Xiaomi presenta cinque nuovi prodotti del Mi Ecosystem

 

Oltre agli smartphone della famiglia Mi 10, Xiaomi ha presentato 5 prodotti che ampliano il catalogo di device IoT, tra cui i Router AX3600 e AC2350, l’Air Purifier 3H e Mi True Wireless Earphones 2

 

I nuovi dispositivi dell’ecosistema Xiaomi che entrano in catalogo sono il Mi AIoT Router AX3600, Mi AIoT Router AC2350, Mi TV da 65”, Mi Air Purifier 3H e Mi True Wireless Earphones 2. Sono già disponibili online.

 

Xiaomi AX3600

 

Router Wi-Fi 6, arriva il primo Xiaomi

Il Mi AIoT Router AX3600 è il primo router dell’azienda cinese abilitato al Wi-Fi 6, che offre i più recenti standard di connettività wireless. Dispone di un’antenna AIoT dedicata e di un chip Wi-Fi, che consente il rilevamento automatico dei dispositivi IoT e un facile abbinamento con una configurazione in un solo clic. Supporta, inoltre, la connessione simultanea di un massimo di 248 dispositivi.

Il Mi AIoT Router AC2350, invece, è la variante Wi-Fi 5 e supporta fino a 128 dispositivi. Dotato di velocità Wi-Fi fino a 2183Mbps, i sette amplificatori di potenza esterni del dispositivo garantiscono un’ottima copertura e una connessione stabile.

 

Mi Air Purifier 3H

 

Air Purifier 3H, rinnovato e più potente

Accanto ad essi, Xiaomi ha introdotto anche il purificatore d’aria Mi Air Purifier 3H, che raggiunge prestazioni significativamente migliorate rispetto al precedente modelloAir Purifier 3H dispone di un filtro HEPA che elimina il 99,97% delle micro-particelle e di un display touch OLED per visualizzare la qualità dell’aria in tempo reale e per consentire agli utenti di regolare manualmente le impostazioni.

Il Mi Air Purifier 3H è dotato di un sensore PM laser ad alta precisione che rileva particelle microscopiche e segnala le variazioni della qualità dell’aria nella stanza in tempo reale. In modalità Auto, il purificatore si regola attivamente per una migliore pulizia.

 

Xiaomi Air Purifier 3H new

 

Nuovo e potente sistema di condotti d’aria

Il Mi Air Purifier 3H eroga 6330 litri di aria purificata al minuto, grazie a una ventola centrifuga a inclinazione posteriore in grado di spostare l’aria in modo più potente e un nuovo motore brushless personalizzato a corrente continua. Il nuovo condotto dell’aria pressurizzata e la griglia formano un percorso del flusso d’aria più efficiente, aumentando in modo significativo le prestazioni del purificatore.

Grazie al display OLED i dati sulla qualità dell’aria della stanza, lo stato operativo del purificatore, ecc., sono visualizzati in modo chiaro, mentre il cerchio luminoso in tricromia comunica rapidamente la qualità dell’aria nella stanza.

 

Controllo vocale intelligente tramite app

Con l’app Mi Home, è possibile utilizzare il telefono per monitorare la qualità dell’aria della propria casa in qualsiasi momento. È inoltre possibile controllare il purificatore d’aria a distanza e impostare gli orari di accensione e spegnimento. È possibile utilizzare la modalità Favorite per una pulizia estremamente efficiente, appositamente studiata per il proprio ambiente. L’Air Purifier 3H supporta l’Assistente Google e Amazon Alexa per l’utilizzo del controllo vocale tramite intelligenza artificiale.

 

www.mi.com

 

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lunedì 30 marzo 2020

Modalità headless: avviare Raspberry Pi senza tastiera, mouse e display

Raspberry Pi non è un comune computer. E’ molto più piccolo, consuma molta meno energia e è più facile da collegare a dispositivi fisici del mondo reale, rispetto a un comune computer. Questo lo rende ideale per le applicazioni embedded e headless. Da Wikipedia:

Un sistema embedded (lett. “immerso” o “incorporato”, in italiano: sistema integrato), nell’informatica e nell’elettronica digitale, identifica genericamente tutti quei sistemi elettronici di elaborazione a microprocessore progettati appositamente per un determinato utilizzo (special purpose), ovvero non riprogrammabili dall’utente per altri scopi, spesso con una piattaforma hardware ad hoc, integrati nel sistema che controllano e in grado di gestirne tutte o parte delle funzionalità richieste

Un sistema integrato, dunque, non è un personal computer, non è quindi solitamente dotato dei classici dispositivi di input (tastiera, mouse) e di output (monitor).  Per la prima installazione del sistema operativo, sono solitamente richiesti, anche su Raspberry Pi. Ma a volte non li abbiamo sottomano, altre volte dobbiamo approntare un sistema che non ne necessita. Questa modalità di funzionamento, senza interfaccia grafica su cui interagire su un video, viene detta HEADLESS (senza testa). Quindi, come possiamo fare?

“In Linux, tutto è un file”

Questa è una citazione di una famosa frase di Linus Torvalds, il “papà” di Linux. E quindi, i piccoli trucchetti che adotteremo, si applicheranno grazie a dei file, che possiamo usare. Ma andiamo con ordine.

Installare il sistema operativo

Scegli il sistema operativo più adatto all’uso specifico che andrà a operare il tuo Raspberry Pi. Un sistema headless, probabilmente, non richiederà una distribuzione con desktop. Una volta trovata la distribuzione software più adatta, installala sulla SD usando il metodo del file immagine, da “masterizzare” sulla SD tramite un altro computer (Windows, Mac o Linux), dotato di un sistema per leggere e scrivere la microSD che andrà nel Raspberry Pi. Anche questa operazione, può essere fatta in più modi, scegli quello a te più comodo. Se non ne hai mai usato nessuno, sono in ordine di semplicità: il primo è il più semplice per il neofita e l’ultimo il più ostico, anche se è più veloce e diretto per l’esperto.

  • Pi Imager (link per il  download), scegli la distribuzione, sceglila SD, e il gioco è fatto
  • Scaricare l’immagine della distribuzione e metterla sulla SD con Win32DiskImager o Balena Etcher
  • Scaricare l’immagine della distribuzione e metterla sulla SD con il comando dd dal Terminale

(in questa guida non ci addentreremo nei dettagli dei tre metodi, perché già ben descritti in rete, e perché il primo è molto intuitivo).

Bene, ora avrete la vostra microSD, ancora collegata al PC, con dentro tutti i file e le partizioni necessarie a far partire il vostro Raspberry. Il Pc Windows, vi manderà degli avvisi dicendo che vi sono dei problemi su alcuni dischi che vanno riparati. NON fatelo: sono le partizioni Linux della SD, che Windows non è in grado di riconoscere correttamente. Vede normalmente solo la prima partizione, che si chiama boot. Potete aprila e vedere i file al suo interno.

File tricks

File? Abbiamo detto file? Sì. Qui possiamo attuare qualche “scorciatoia” utile, grazie a dei file:

lista file
Ecco i file contenuti nella SD

SSH

Per fare in modo che la connettività SSH sia attivata al boot, bisogna inserire nella partizione boot un file, chiamato ssh (senza estensioni), dal contenuto qualsiasi (anche vuoto). Una volta disconnessa la microSD dal PC, disinserita dal lettore, inserita nel Raspberry e dato alimentazione, il nostro Lampone riconoscerà il file, attiverà SSH e poi lo cancellerà. A questo punto, se il nostro Raspberry Pi è connesso con un cavo Ethernet alla nostra rete locale, possiamo connetterci ad esso in SSH da un altro dispositivo, per settarl oe programmarlo come vogliamo. usando tastiera, monitor e mouse del dispositivo remoto.

fonte sul sito ufficiale

Ma senza cavo? WiFi!

E se non abbiamo una connessione via cavo? Ad esempio se abbiamo Raspberry Pi Zero W? Allora, dobbiamo settare la connessione Wifi ancor prima di fare il primo avvio. E come facciamo? Sempre grazie all’aggiunta di un file. Nella partizione di boot, stavolta dovremo aggiungere anche un file di testo chiamato wpa-supplicant.conf. Il suo contenuto dovrà descrivere la rete WiFi a cui cogliamo che il Raspberry Pi si connetta. Esempio:

ctrl_interface=DIR=/var/run/wpa_supplicant GROUP=netdev
update_config=1
country=IT

network={
ssid="LaMiaReteWiFi"
psk="LaMIaPasswordWiFi"
}

(naturalmente invece di LaMiaReteWiFi LaMIaPasswordWiFi andranno messi il nome della rete WiFi a cui ci si vuole connettere e la relativa password. Il file, come quello ssh citato sopra, va posizionato nella partizione boot, nello stesso modo indicato su, e il Raspberry, al boot, lo troverà e lo sposterà nella posizione corretta nel file system Linux, in modo che il sistema sappia trovare quella rete e connettersi ad essa. Naturalmente, perché ciò avvenga, il Raspberry deve essere nel raggio di Azione del WiFi del router.

fonte sul sito ufficiale

lista file con ssh e wpa_supplicant
Abbiamo aggiunto due file alla SD

E NOOBS?

Nei metodi di installazione elencati qui su, non è elencato NOOBS, non è una dimenticanza, resta il mio metodo di installazione preferito: oltre a permettere di scaricare e installare le distribuzioni più diffuse, consente un facile multiboot, ha integrato un editor per il file config.txt, la configurazione del WiFI, integra una recovery da cui ripartire in caso di problemi, ma.. è pensato per fare la prima installazione dal Raspberry Pi, quindi senza tastiera/mouse non si può usare. Quindi non è adatto a questo scopo. Ricordo che NOOBS non è un sistema operativo, ma un software che consente l’installazione delle più diffuse distribuzioni software. Anche qui, però.. qualche trucchetto può essere di aiuto.

Ci sarebbe un metodo che consente di installare (senza input da parte dell’utente) Raspbian: occorre modificare il file recovery.cmdline nella partizione RECOVERY aggiungendo la parola silentinstall. recovery.cmdline è un file si testo, ma quando lo salvi, fai in modo che non venga aggiunta l’estensione .txt. il file si deve chiamare sempre recovery.cmdline .
Allo stesso modo, puoi aggiungere vncinstall, che pre-installa anche VNC.

Ma, a mio parere, tutto questo ha poco senso. NOOBS è nato per installare gli OS dal Raspberry PI, quindi con tastiera e mouse. Se non ne hai disponibilità, NON usare NOOBS, e installa il sistema sulla SD, usando i metodi su descritti.

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Samsung presenta il nuovo Wind-Free, climatizzatore still-air con IA

 

Samsung introduce il climatizzatore Wind-Free di seconda generazione, contraddistinto da nuova funzionalità di Intelligenza Artificiale ed efficienza energetica al top

 

Samsung Electronics annuncia la nuova unità di climatizzazione avanzata Wind-Free, dotata dell’esclusiva tecnologia di raffreddamento che rivoluzionerà il mercato come la prima unità still-air dotata di Intelligenza Artificiale e capacità di raffreddamento adattivo.

 

“Il nuovo Wind-Free riflette il costante impegno di Samsung nel progettare condizionatori d’aria che consolidino il suo posizionamento nel settore delle soluzioni HVAC”, ha dichiarato Ettore Jovane, Head of Samsung Air Conditioning Italy. “Questa seconda generazione fonde la nostra riconosciuta ed apprezzata tecnologia di raffreddamento Wind-Free con funzioni intuitive alimentate dall’IA che massimizzano il comfort dell’utente, soddisfacendo al contempo la domanda di una maggiore efficienza energetica e di una migliore qualità dell’aria”.

 

Samsung Wind-Free 2020

 

Nuovo Wind-Free, comfort da riferimento

Con l’esclusiva tecnologia Wind-Free, l’aria fresca viene dispersa in modo delicato e uniforme attraverso 21.000 microfori, creando una condizione di “still air” che permette alle persone di vivere, lavorare e rilassarsi comodamente senza doversi proteggere da spiacevoli getti d’aria fredda. Il tutto con la massima silenziosità, che consente di ridurre il rumore a soli 16dB, favorendo il relax o la concentrazione.

La modalità Fast Cooling permette di raggiungere velocemente la temperatura desiderata, con impostazione del livello di umidità ottimale. Al raggiungimento della temperatura, entra in gioco la vera e propria modalità Wind-Free che mantiene la temperatura raggiunta e fornisce il massimo comfort.

 

Samsung Wind-Free

 

Funzionamento smart avanzato grazie all’IA

Il nuovo Samsung Wind-Free semplifica ancora di più la vita dell’utente, ottimizzando le operazioni grazie alla funzione di Intelligenza Artificiale, che consente di utilizzare il condizionatore in modo più intuitivo ed efficiente. Partendo dall’analisi delle condizioni dell’ambiente in cui si trova, delle temperature e modalità di raffreddamento preferite dall’utente e persino del clima esterno, stabilisce automaticamente l’impostazione più appropriata grazie all’IA.

Grazie al Wi-Fi integrato, Wind-Free può essere inserito in un ecosistema di casa connessa, e controllato e monitorato da remoto, permettendo agli utenti di accendere o spegnere il condizionatore, selezionare le modalità di raffreddamento preferite, programmare le operazioni e persino monitorarne il consumo energetico, il tutto con un semplice tocco tramite l’app SmartThings. Inoltre, Wind-Free 2gen introduce la compatibilità con i principali assistenti vocali in commercio.

 

 

Efficienza energetica A+++

Il nuovo Samsung Wind-Free utilizza il compressore Digital Inverter Boost ad alta efficienza energetica di Samsung, che mantiene la temperatura desiderata, riducendo al contempo il consumo energetico così che il clima interno possa essere gestito in modo più efficiente. L’unità riduce il consumo di energia ed espone l’etichetta energetica A+++ sia in raffreddamento che in riscaldamento, vantando quindi la più alta valutazione ottenibile in Europa.

L’unità dispone anche di un sensore integrato di rilevamento del movimento che tiene traccia degli spostamenti dell’utente, per direzionare il flusso in modo indiretto o diretto a seconda delle preferenze dell’utente. Il sensore rileva anche quando una stanza è vuota, modificando automaticamente le impostazioni del condizionatore o attivare la modalità standby, per una migliore gestione dei consumi.

Wind-Free è anche dotato del sistema Easy Filter Plus che, a differenza dei filtri convenzionali spesso difficilmente accessibili, si trova all’esterno, proprio sulla parte superiore dell’unità. Ciò permette una semplice manutenzione, che l’utente può facilmente svolgere da solo, estraendo agevolmente i filtri, lavandoli sotto acqua corrente, senza l’aiuto di specialisti.

La funzione Auto Clean, che previene l’accumulo di batteri e odori, assicura infine una pulizia e igiene del condizionatore semplice e sicura tramite un processo a tre fasi, volte controllare il grado di umidità all’interno dell’unità.  Il tutto con la massima silenziosità, che consente di ridurre il rumore all’interno dell’ambiente domestico.

 

www.samsung.it

 

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Panasonic celebra il 2020 con quattro iF Design Award

 

Panasonic si è resa protagonista all’iF DESIGN AWARD 2020, aggiudicandosi quattro premi nell’ambito della categoria Product, tra cui i giradischi Technics e il TV OLED TX-GZ2000

 

Panasonic si è resa protagonista all’iF DESIGN AWARD 2020, uno dei più rinomati premi nel campo della progettazione a livello mondiale, nell’ambito della categoria Product, con quattro riconoscimenti.

I prodotti Panasonic Corporation premiati all’iF Design Award 2020 sono stati il giradischi a trazione diretta Technics SL-1200MK7, l’altro giradischi sempre a trazione diretta Technics SL-1500C, gli auricolari Technics EAH-TZ700E/TZ700 e il televisore OLED Panasonic Serie TX-GZ2000.

 

Technics SL-1500C

 

iF Design Award: un riconoscimento ambito

Ogni anno, l’iF International Forum Design GmbH di Hannover organizza uno dei concorsi di design più celebri e apprezzati al mondo: l’iF DESIGN AWARD. Riconosciuto come simbolo di eccellenza del design in tutto il mondo, l’iF DESIGN AWARD accoglie ogni anno migliaia di proposte provenienti da decine di Paesi. Quest’anno, i prodotti Panasonic e Technics hanno ottenuto i riconoscimenti sulla base del giudizio di una giuria composta da ben 78 membri. Gli iscritti sono stati 7.298.

 

 

ifworlddesignguide.com

www.panasonic.it

www.technics.com/it

 

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domenica 29 marzo 2020

Un dossier sulle più innovative tecnologie utilizzate nei giradischi per il ripping

La rinascita del vinile ha portato con sé una nuova progenie di giradischi dotati di tecnologie impensabili fino a pochi anni fa: uscite USB, pre-phono Hi-End integrati, connessione Bluetooth… O sono piuttosto questi giradischi ad aver favorito il ritorno del vinile? Cerchiamo di capirlo

Il pannello posteriore dell’Elipson Omega 100, qui nella versione più completa, dotata di pre-phono MM/MC integrato, Bluetooth aptX e uscita USB opto-isolata per il ripping; sulla destra si riconosce il connettore per l’alimentazione AVF (Any voltage, any frequency).

Siamo proprio sicuri che i giradischi con uscita USB siano soltanto dei pratici strumenti per riversare su PC i dischi in vinile? O semplici navi scuola che consentono a giovanissimi e principianti un facile ingresso nel mondo del 33 giri? In effetti sono ben più di questo. Si tratta di dispositivi di convergenza nei quali si incontrano diverse tecnologie, come la meccanica e l’elettronica, l’analogico e il digitale, l’acustica e l’informatica… Questa convergenza ha la capacità di invertire la direzione, in una sorta di big bang dalle implicazioni creative molto interessanti. Fuor di metafora, è come se le tecnologie che si trovano nei giradischi USB esplodessero in una rosa di possibilità sconosciute all’utente di giradischi tradizionali. In questo senso i giradischi USB trasformano il ritorno del vinile in una resurrezione, intesa non come rianimazione di un fenomeno morto ma come nuova creazione. Grazie a questa nuova progenie di giradischi e a programmi di editing quali Audacity e simili, i vinili possono essere riprodotti in modalità impensabili trenta, venti o anche solo dieci anni fa: il segnale può ora essere “rippato”, copiato, tagliato e incollato, equalizzato e normalizzato, miscelato, processato con eco e altri effetti…

ELIPSON, IL FASCINO DEL FATTO A MANO

Questi giradischi hanno (almeno) altri due altri meriti. Il primo è di ricordarci che l’uomo è e rimane analogico, con buona pace dei cultori dell’androide e del cyber umanesimo: l’overdose digitale dei nostri tempi tende a farcelo dimenticare. Il secondo merito è di carattere estetico: i giradischi con uscita USB sono in genere piuttosto belli, fascinosi mix di antico e futuribile, dotati di una personalità che i lettori digitali non sempre hanno.
Gli Elipson Alpha 100 e Omega 100 – rispettivamente entry level e modello di punta della linea Platine – sono un chiaro esempio di cosa intendiamo per «bello e fascinoso». Fondata nel 1938, la francese Elipson ha sempre puntato molto sull’estetica, tanto da diventare – negli anni ‘60/’70 del secolo scorso – un riferimento a livello mondiale per il design applicato all’audio. L’Alpha 100 e l’Omega 100 – quest’ultimo in prova su questo stesso numero – raccolgono tale eredità. Si tratta di prodotti realizzati in Francia interamente a mano utilizzando MDF ad altissima densità, acciaio pressato antirisonante e alluminio, il tutto rifinito in PVC di diversi colori, dal nero carbonio al bianco al rosso acceso: splendidi oggetti, capaci di integrarsi in ogni arreda-mento domestico. 

UNA LINEA, TRE PRODOTTI. O QUATTRO?

Gli Elipson vengono proposti in un’offerta che potremmo definire progressiva: si parte dai modelli base (Alpha 100, Omega 100), giradischi audiophile da colle-gare all’ingresso phono dell’integrato o a preamplificatori esterni, si passa alle versioni con pre phono (Alpha 100 RIAA, Omega 100 RIAA), poi ai modelli con phono e interfaccia Bluetooth (Alpha 100 RIAA BT, Omega 100 RIAA BT), infine alle versioni dotate anche di uscita USB opto-isolata per il ripping (Alpha 100 RIAA BT USB, Omega 100 RIAA BT USB). «Una linea, tre prodotti», recita lo slogan della casa; in realtà i prodotti sono quattro, se calcoliamo anche le versioni con USB. Un’offerta siffatta ha tra l’altro il merito di far cadere le barriere tra hi-end e consumer, tra audiophile e non audiophile, tra wired e wireless. Gli Elipson Alpha 100 e Omega 100 sono tutte queste cose insieme: dei giradischi per puristi e degli strumenti per effettuare il ripping, delle sorgenti con uscita via cavo e dei praticissimi dispositivi senza fili. UNA

MECCANICA DI PRECISIONE CHE RIDUCE ATTRITI E VIBRAZIONI

Negli Elipson Platine tutte queste tecnologie sono presenti nelle forme più evolute; non si tratta di ritrovati messi lì tanto per far numero. La lettura dei dischi, ad esempio, è affidata a un braccio in alluminio sviluppato da Elipson e denominato Orbital Torsion Tonearm (OTT). L’OTT utilizza uno speciale sistema antiskating nel quale la compensazione della forza centripeta è ottenuta tramite torsione applicata su una ghiera. Sul braccio dell’Alpha 100 e dell’Omega 100 è montata di serie una testina Ortofon OT10.
Il motore con trasmissione a cinghia, fissato al telaio attraverso il sistema elastico Motor Suspension Device, è controlla-to tramite una tecnologia denominata Direct Digital Synthesis, che garantisce la massima regolarità di rotazione. I giradischi Platine utilizzano inoltre perni in bronzo con tecnologia Infinite Centering Bearing ad alta precisione di centraggio; i perni poggiano su sfere in bagno d’olio.

DAL PRE-PHONO MM/MC INTEGRATO ALL’INTERFACCIA BLUETOOTH

L’elettronica dei Platine non è meno raffinata della meccanica. A cominciare dal pre-phono Hi-grade integrato, provvisto di selettore MM/MC con guadagno di 40,5 e 61 dB rispettivamente.
Le caratteristiche di rumore e crosstalk sono di tutto rispetto: 82/76 dB (MM/MC) il rapporto S/N, 88/78 dB (MM/MC) la diafonia. La presenza di questo stadio, non è superfluo ricordarlo, permette di collegare i giradischi direttamente all’ingresso aux/linea del sistema audio, senza ricorrere a unità di preamplificazione esterne.
Gli Elipson RIAA BT sono dotati anche di un’interfaccia Bluetooth aptX, la versione più evoluta e performante del diffusissimo sistema wireless, capace di trasferire il segnale con una qualità di livello compact disc (vedi box sotto). L’interfaccia Bluetooth permette il collegamento diretto e senza fili tra il giradischi e gli amplificatori o i diffusori amplificati Bluetooth, anche se collocati in punti lontani della sala: un’opzione praticissima, che fa risparmiare sui cavi e contribuisce a mantenere ordine nell’ambiente d’ascolto. 

DAL LENCO L-91 AL THORENS TD202

Un Debut RecordMaster impegnato nel riversamento da vinile a PC: come software per l’editing è utilizzato Audacity. Il ripping consente di risparmiare spazio, di organizzare la collezione di vinili e di garantire lunga vita ai dischi, grazie al riversamento su PC, server, NAS e altri supporti.

Gli altri giradischi sotto esame in questo numero sono il Lenco L-91, il Pro-Ject Debut RecordMaster, il Teac TN-4D, il Thorens TD202. In questi modelli ritroviamo le medesime tecnologie che abbiamo visto negli Elipson, ma in combinazioni diverse. Nel Lenco L-91, ad esempio, convivono il pre-phono integrato (solo MM) e l’uscita USB per il ripping. Equipaggiato di serie con una testina Audio-Technica AT95, il Lenco è dotato di un selettore a due velocità (33/45 giri), di un auto stop che arresta il piatto quando il disco finisce (solo per i 33 giri) e di un lifter automatico per il braccio. In dotazione viene fornito Audaci-ty come software per l’editing audio.
Il Debut RecordMaster è l’erede di quel giradischi coraggiosamente introdotto dall’austriaca Pro-Ject alla fine degli anni ’90, quando la definitiva scomparsa del vinile era data per certa. Per la prima volta dopo l’avvento del CD una sorgente analogica risplendeva nel mercato di massa. In barba a ogni previsione negativa, il Debut – così si chiamava quel giradischi – ebbe un notevole successo di pubblico, grazie alle ottime prestazioni e al prezzo accessibile. Giradischi con trasmissione a cinghia, il successore Debut RecordMaster si avvale di un piatto in acciaio di dimensioni e peso maggiorati (1,3 kg) che garantisce una rotazione estremamente regolare. La forza è fornita da un moto-re a basso rumore in AC disaccoppiato tramite elastomeri termoplastici (TPE) e controllato da un oscillatore di precisione. Il Debut RecordMaster è uno dei pochi giradischi in commercio con tre velocità di rotazione, garantite da un cambio elettronico denominato Speed Box: oltre ai 33/45 giri ci sono anche i 78, per impostare i quali occorre trasferire manualmente la cinghia di trasmissione su una puleggia di diametro maggiore. Sul braccio da 8,6” in alluminio è montata di serie una testina Ortofon OM10. La sezione di uscita del Debut RecordMaster comprende un pre-phono (solo MM) e un convertitore delta/sigma a 16 bit.

LE PROPOSTE DI TEAC E THORENS

Il Teac TN-4D è orientato senz’altro più sul versante hi-end che su quello consumer. Lo si evince da raffinatezze costruttive quali l’operazionale ad alta definizione NJM8080 e la testina Oyster MM di Sumiko, rinomato produttore statunitense di cartucce phono; la Oyster MM viene fornita di serie, preinstallata dalla casa. Il braccio a S, sviluppato in collaborazione con SAEC Corporation, utilizza speciali cuscinetti a spigolo vivo che garantiscono un suono molto dettagliato. Altre caratteristiche di rilievo del TN-4D sono il motore brushless in corrente continua (con sistema di controllo del feedback) e il pre/equalizzatore RIAA Hi-End con selettore phono/line.

Il retro del Thorens TD202: tramite lo switch preamp on/off è possibile inserire o escludere il pre RIAA, mentre l’uscita USB rimane sempre attiva. Il TD202 monta di serie una testina Audio-Technica AT95E.

Il Thorens TD202 è il fratello maggiore del TD201, rispetto al quale presenta una struttura più massiccia e monta di serie una testina di fascia più alta, la Audio-Technica AT95E. A parte l’uscita Bluetooth, nel TD202 sono presenti tutte le funzioni viste nell’Elipson Alpha 100, proposte però in modo diverso: non secondo quella che abbiamo definito «offerta progressiva» bensì tutte insieme; per mezzo dello switch preamp on/off l’ascoltatore può inserire o escludere lo stadio RIAA, mentre l’uscita USB rimane sempre attiva; per effettuare il ripping si possono usare diversi tipi di software scaricati dal Web.

CONCLUSIONI

Davanti alla resurrezione del vinile e alla rapida diffusione dei giradischi USB torna l’eterna domanda sull’uovo e la gallina: chi è nato prima? In che modo sono legati i due fenomeni? La cosa più probabile è che siano nati insieme, che non esista l’uno senza l’altro, che siano insomma indissolubilmente legati. D’altra parte, lo sappiamo, dal nulla non nasce nulla: tutto ha origine da una relazione. 

L’articolo completo è disponibile su HC #86 in edicola o su abbonamento >>>

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La testina fonografica: tecnica e mercato

La testina è il primo elemento che un disco in vinile incontra nella sua strada della riproduzione fedele della musica. Un elemento fondamentale di tutto il sistema audio: è il punto in cui il segnale musicale lascia il supporto in forma meccanica per diventare un segnale elettrico. Se prestiamo massima cura a questo passaggio saremo ricompensati dalla qualità dell’ascolto

Dobbiamo pensare alla testina come il “mattone” su cui si poggia tutto l’impianto audio: concentriamo su questa il giusto budget per ottenere buone prestazioni.

Spesso quando pensiamo al giradischi lo consideriamo come un elemento monolitico, da prendere in blocco. In realtà lo possiamo scomporre almeno in cinque elementi: il motore, l’alimentazione, il braccio, la base e la testina. A sua volta la testina può essere considerata come il mix tra corpo, stilo e puntina. Come nel caso del giradischi anche l’abbinamento dei vari elementi della testina è propedeutico ad un certo tipo di prestazioni e con esse alla qualità dell’ascolto: non basta mettere insieme i “pezzi” migliori ma bisogna sceglierli in base alle proprie esigenze.

IL PRIMO GIRADISCHI

Da questa immagine è facile notare la posizione della puntina e dello stilo che si innesta nel corpo della testina e da qui entra in interazione con le bobine.

Verso la fine del Diciannovesimo secolo appare quello che è il padre del giradischi attuale. Thomas Alva Edison, inventore a tutto campo, propone nel 1878 il suo “fonografo”: una macchina con un cilindro e uno stilo verticale che aveva il doppio ruolo di incisore e lettore dei solchi impressi sul primo. Bisogna attendere un decennio per avere una forma più vicina all’attuale disco piano: Emile Berliner sviluppò il grammofono come lo conosciamo e con esso il disco piatto, anche se in questa fase era inciso solo su un lato. Per la cronaca Emile Berliner negli anni successivi, proprio perché fermamente convinto della propria invenzione, fondò la Gramophone Company a Londra la Deutsche Grammophon in Germania, uno dei nomi fondamentali della discografia moderna e contemporanea. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale il vinile iniziò a diventare il supporto comune per la realizzazione dei dischi e con esso inizia a sviluppare la tecnica e il mercato della testina come la intendiamo oggi: dall’acciaio e il peso rilevante delle prime soluzioni, si passò ad utilizzare diamante e zaffiro per l’evoluzione moderna, decisamente più leggera e prestazionale. Con gli anni ‘50 nasce l’alta fedeltà anche in conseguenza al perfezionamento proprio della testina. MAGNETI E BOBINE Da un punto di vista semplicistico possiamo dire che l’attuale testina è strutturalmente simile al “chiodo” in acciaio utilizzato da Edison e Berliner. In realtà se il principio di funzionamento è assimilabile (ovvero scorre all’interno di solchi meccanici) le tecnologie utilizzate e soprattutto i risultati raggiunti sono agli antipodi. In questo secolo e mezzo circa, passato dalle prime registrazioni su supporto ad oggi, l’evoluzione della tecnica e dei materiali utilizzati è stata notevole, al punto che anche con testine da poche decine di euro otteniamo un suono ad alta fedeltà, capace di riproporre l’evento registrato in maniera precisa e ben definita. In linea di massima, le testine attualmente in commercio si possono distinguere tra due tipologie: a magnete mobile o magnetodinamiche (MM), a bobina mobile o elettrodinamiche (MC); c’è in realtà anche una piccola produzione di testine definite ferro mobile (MI). L’elemento comune a tutte è la puntina che corre nel solco del disco per rilevarne la geometria: da qui il segnale passa nel cantilever (o stilo) e qui si differenzia.

La struttura semplificata (da sinistra) di una testina di tipo a bobina mobile, a magnete mobile e a ferro mobile con la posizione specifica di bobine e magneti.

L’immagine schematica di tre geometrie dei tagli più utilizzati della puntina: di fatto è il modo in cui questa entra a contatto con i solchi del disco.

Nel caso delle MM all’estremità del cantilever rispetto alla puntina troviamo un magnete: quando la puntina si muove, seguendo la struttura del solco in lettura, il magnete compirà lo stesso movimento ma in senso contrario. Questo magnete si muove tra le bobine che sono collegate e bloccate nel corpo della testina: il movimento va a produrre una corrente elettrica modulata dalla distanza da queste bobine.
Nel caso delle MC invece la struttura è capovolta, dove le bobine sono collega-te direttamente al cantilever e si muovono all’interno di un campo magnetico dove è il magnete che è bloccato nel corpo della testina. Chiaramente queste sono indicazioni di massima, dove ogni importante produttore è andato nel tempo ad affinare la tecnologia con piccole modifiche rispetto a questa struttura generale. Ancora in senso generale possiamo dire che le MM hanno un segnale di uscita alto (tra 3 e 7 mV) mentre per le MC il livello è decisamente più basso e in generale è compreso nel range 0.3 e 0.6 mV). Per entrambe le tipologie è necessario il pre-phono per l’abbinamento con l’amplificatore dell’impianto audio, oppure in alternativa che questo disponga di un ingresso phono dedicato. In linea di massima, la differenza tra un pre-phono separato e un ingresso phono integrato nell’amplificatore è che il primo, proprio in quanto macchina separata e dedicata è un prodotto più curato e spesso con la possibilità di intervenire sui parametri elettrici di abbinamento con la testina. Bisogna comunque dire che nel caso di amplificatori (o preamplificatori) di livello e costo elevato il loro ingresso phono è di qualità pari ad un componente separato, ma si tratta di componenti dal prezzo con tanti, tanti zeri.

MM VS MC

I pre phono più evoluti permettono di intervenire su diversi parametri tecnici per l’interfacciamento ottimale con la testina: scegliamoli per queste caratteristiche.

La “battaglia” tra la soluzione MM e MC è vecchia almeno quanto la loro stessa esistenza: contrapposizione decisa e senza ripensamenti i fan dell’una o dell’altra soluzione, pronti a sostenere le ragioni tecniche di ascolto della loro causa. Ognuna delle due soluzioni ha punto di forza e di debolezza, dove ognuno farà delle scelte in merito alle proprie esigenze e possibilità. In principio generale possiamo dire che le MM, per la loro struttura più semplice, hanno un costo di produzione e quindi di vendita minore. In effetti sarebbe più corretto dire che il loro prezzo di attacco parte da cifre più basse rispetto alla media delle MC, per cui chi ha un budget limitato avrà come scelta di fatto obbligata una MM. Infatti nella selezione dei modelli di testine con costo fino a 600 euro delle prossime pagine, la maggior parte di queste sono proprio MM. Un altro punto di forza di questa tipologia di testine è l’interfaccia più semplice con il resto dell’impianto: sia da un punto di vista elettrico, grazie al loro livello di uscita elevato, sia da un punto di vista meccanico con la maggior parte dei bracci. Per la loro struttura le MM presentano anche la possibilità di una facile sostituzione del solo stilo invece che di tutta la testina. Per quanto riguarda i pregi strutturali delle MC possiamo sottolineare la possibilità di essere abbinate, più facilmente delle MM, a bracci lunghi (i famosi 12 pollici ad esempio) e quindi più pesanti: una condizione che in genere permette una maggiore tracciabilità della testina nel solco del disco. Al contrario, però, le MC in generale hanno bisogno di una maggiore attenzione nella fase di interfacciamento elettrico con lo stadio phono. In merito a questo interfacciamento citiamo qui, in estrema sintesi, quelli che sono i valori da considerare in fase di abbinamento tra testina e stadio phono corrispondente. In prima battuta il valore del guadagno (o gain), espresso in decibel che indica il livello dell’amplificazione del segnale in arrivo dalla testina allo stadio phono: in linea di massima si va da 35 a 70 dB, spesso questa forbice è meno ampia. Più è basso il livello di uscita della testina maggiore dovrebbe essere il valore del guadagno. Un altro valore che troviamo nello stadio phono è quello della impedenza di carico: valore fisso a 47 kohm per le MM, variabile nelle MC per cui è bene cercare un dato che sia il più omogeneo tra quello dichiarato in uscita dalla testina a quello che è possibile regolare nello stadio phono. Proprio il carico e l’impedenza sono i due valori sui quali è possibile intervenire in uno stadio phono (pre-phono separato in modo particolare e in qualche ingresso integrato più evoluto) per ottimizzare il segnale che arriva dalla testina. Un altro elemento di caratterizzazione delle testine è il tipo di taglio che la puntina presenta. Il taglio della puntina permette a questa di entrare nei solchi del disco in maniera più accurata possibile. Anche qui è inevitabile fare una distinzione tra quelle che sono le geometrie più utilizzate e le tante varianti sviluppate nel tempo. In sintesi possiamo delineare i tre grandi gruppi che rispondono ai nomi di conico, ellittico e iper-ellittico con le sue varie ramificazioni line contact, Micro line, Shibata… A questi di base vanno aggiunte le variazioni sul tema introdotte dai singoli produttori come il Fine Line, Micro Ridge di Shure e il taglio Van den Hul omonimo. Nella sostanza dei fatti la scelta della testina e l’abbinamento ideale con il resto dell’impianto è il frutto di un bilanciamento molto raffinato, che porta a risultati importanti con il tempo e l’esperienza. Nelle prossime pagine iniziamo insieme questo percorso proponendovi una serie di testine adatte per un sistema entry e mid level, quelle che sapranno darvi prestazioni rilevanti già in maniera “plug-and-play”.

Uno dei temi tecnici più sentiti, discussi e approfonditi dagli appassionati è l’interfaccia tra la testina e il braccio: le diverse tipologie, le specifiche tecniche e i pesi di entrambi sono le caratteristiche che generano tante soluzioni, spesso ben diverse le une dalle altre.

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Sony ufficializza la disponibilità dei TV 4K HDR X70, XH80 e XH81

 

Sony ha comunicato la disponibilità dei TV annunciati a inizio anno: i modelli XH81, XH80 e X70 in arrivo sugli scaffali dei negozi con dimensioni che vanno dai 43” agli 85”

 

Sony ha comunicato la disponibilità dei primi televisori lanciati sul mercato a inizio 2020. I TV 4K HDR XH81, XH80 e X70 arriveranno nei negozi nelle prossime settimane, portando la qualità visiva e sonora che Sony da sempre promette e non disattende.

 

Sony TV XH80

 

Serie XH81 e XH80, un pacchetto audiovisivo completo

Le serie XH81 e XH80 integrano entrambe il processore 4K HDR X1, che sfrutta algoritmi avanzati per ridurre il rumore e migliorare la definizione dei dettagli. Il TRILUMINOS Display, potenziato dal processore X1, amplia lo spettro cromatico, riproducendo più colori rispetto a un televisore tradizionale; inoltre, analizza ed elabora i dati in ogni immagine per rendere i toni ancora più naturali, precisi e realistici. I televisori delle serie XH81 e XH80 supportano il formato HDR Dolby Vision, che offre straordinari punti luce, neri profondi e colori intensi. Sul fronte audio, un X-Balanced Speaker di nuova concezione (prerogativa dei modelli da almeno 55”) garantisce prestazioni sonore elevate in un design ultrasottile, mentre la compatibilità con Dolby Atmos aggiunge all’audio dimensione e realismo.

Le linee XH81 e XH80 offrono Android TV con assistente Google, Google Play Store e Chromecast integrati, a garanzia di un facile accesso a contenuti, servizi e dispositivi attraverso la piattaforma. Anche l’originale interfaccia menu di Sony e i comandi vocali sono stati perfezionati per una migliore esperienza d’uso. Con l’Assistente Google e i dispositivi dotati di Amazon Alexa, i comandi vocali sono sufficienti per controllare il TV, riprodurre e controllare video su YouTube con Google Home o cambiare canale o alzare il volume con dispositivi dotati di Amazon Alexa. Gli utenti di Apple AirPlay 2 possono riprodurre dal proprio dispositivo iOS o Mac film, musica, giochi e foto, visualizzandoli sul televisore (ma è necessario l’aggiornamento del firmware via internet).

 

Sony TV XH80 bezel

 

Sony TV X70, semplicità smart

Colori intensi e realistici uniti a nitidezza di immagini, chiarezza sonora e moderno design in alluminio: con questo Smart TV 4K Sony è facile utilizzare le principali app di intrattenimento. Con X-Reality™ PRO 4K le immagini si avvicinano alla qualità 4K HDR, per un’esperienza visiva di alto livello non più prerogativa delle serie più costose. La gamma X70 propone un’esperienza di Smart TV con browser Internet integrato e accesso alle app di Netflix e YouTube in un solo gesto.

 

www.sony.it

 

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Da Astell&Kern arriva il nuovo digital audio player SA700

 

Aggiornato tecnologicamente e costruito con la solita cura, il nuovo digital audio player Astell&Kern SA700 è rivolto a chi non ama i compromessi, neanche in mobilità

 

 

Il nuovo digital audio player Astell&Kern SA700 rappresenta un punto di svolta nella strategia del costruttore coreano, poiché unisce la sensibilità analogica radicata nel cuore degli appassionati, con le ultime evoluzioni tecnologiche. Per disegnarlo, i tecnici A&K sono andati a ritroso di qualche anno, riprendendo le linee del primo modello (AK120) e “reiventandolo” in modo originale.

 

A&K SA700 front

 

SA700: il primo col doppio DAC AK4492

Prima di tutto accuratezza tecnica e prestazioni, come del resto tradizione in casa A&K, e infatti l’SA700 è il primo DAP ad utilizzare un doppio DAC AK4492ECB, evoluzione dell’AK4497EQ e ingegnerizzato appositamente per i prodotti portatili, visto il suo minore consumo energetico, mantenendo comunque inalterate le prestazioni audio. L’A&K SA700 è stato progettato per riprodurre l’audio della registrazione originale nel modo migliore possibile, con una risoluzione bit-to-bit fino a 32bit/384kHz e DSD 11,2MHz. Visto il range del prodotto, i tecnici hanno incluso nel progetto la compatibilità MQA (Master Quality Authenticated), tecnologia in grado di garantire il suono della registrazione originale, tramite l’implementazione di un algoritmo proprietario.

 

A&K SA700 wide

 

Design old style A&K, ma convincente

Il design del player portatile SA700 è senza tempo, sebbene già visto: prima di tutto utilizza l’acciaio inossidabile per il contenitore, resistente alla corrosione e ai colpi (e durevole nel tempo), oltre a garantire le migliori prestazioni audio. Il suo look richiama linee del passato, anche grazie al LED circolare sulla base della manopola del volume che fornisce preziose informazioni all’ascoltatore, come il livello del volume (tramite 150 livelli diversi di saturazione del colore) e la tipologia di brano in esecuzione; può ovviamente essere personalizzato in base ai gusti dell’utente. La manopola del volume, poi, viene protetta da una struttura ispirata nel disegno a un ponte a corde e permette una maggiore visibilità del LED indicatore. Lo slot per microSD nella base inferiore, invece, utilizza il classico pulsantino di espulsione di prima generazione di Astell&Kern.

 

 

UX e GUI migliorate nel player SA700

Infine, è stata migliorata la user experience: il lettore SA700 è infatti stato progettato per essere utilizzato con una sola mano, e ciò influisce in modo positivo sulla sua portabilità; il pollice della stessa mano che lo sorregge può comandare il display touch da 4,1 pollici e i pulsanti laterali, inclusa la manopola del volume. Grazie a questi accorgimenti, l’attenzione dell’utente si focalizza solo sulla musica. Anche l’interfaccia grafica è stata rivisitata e ricorda i videogame di prima generazione, utilizzando diverse sfumature cromatiche.

Le finiture del nuovo Astell&Kern SA700 sono nero Onyx o acciaio, mentre la disponibilità è immediata attraverso il distributore italiano Audiogamma.

 

www.audiogamma.it

 

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Klipsch presenta la nuova versione degli speaker The Fives

 

I Klipsch The Fives cambiano look e tornano ad occupare un posto importante nella famiglia di diffusori Heritage Wireless Home Audio del costruttore americano

 

Tra le novità del 2020 di Klipsch, grazie a Exhibo che in Italia distribuisce i prodotti dell’apprezzato brand a stelle e strisce, gli speaker attivi wireless The Fives si presentano cambiati nell’estetica e nelle funzionalità. Sono pochi i dettagli per il momento trapelati, ma presto li vedremo in tutta la loro bellezza e originalità.

 

The Fives: versatili e con quel carattere americano

I nuovi Klipsch The Fives possono essere connessi a tutti i dispositivi sia audio che video grazie all’HDMI-ARC, al preamplificatore phono integrato, alla tecnologia wireless Bluetooth® e agli ingressi digitali ottici, analogici RCA e USB; in questo modo è facile vivere un’esperienza d’ascolto differente e più esaltante rispetto alle modalità più convenzionali.

 

La solita alta efficienza Klipsch

Dotati di amplificatori singoli progettati su misura per massimizzare le prestazioni del sistema ed eliminare la necessità di amplificazione esterna, i The Fives sono stati creati per rendere il suono incredibilmente coinvolgente e completo. Questi compatti speaker Klipsch sono anche bi-amplificati, per una pulizia e un dettaglio sonoro che difficilmente si possono ottenere da diffusori così compatti.

The Fives offrono un suono che riempie la stanza senza occupare molto spazio grazie ad un amplificatore integrato, progettato su misura per queste casse ad alte prestazioni, massimizzando l’uscita e la qualità audio.

 

The Fives: l’equalizzazione dei bassi uno dei plus

Poiché l’orecchio umano percepisce le frequenze in modo diverso con le variazioni di uscita, The Fives si adeguano dinamicamente alla capacità dell’orecchio di sentire le frequenze più basse. In genere, disponibile solo con ricevitori audio/video, Klipsch introduce il volume dinamico come novità assoluta sul mercato.

Realizzati con materiali ben lavorati e naturali, come l’impiallacciatura in vero legno e gli interruttori e le manopole in metallo, la serie Klipsch The Fives fonde l’acustica e il design classico ereditati da Paul W. Klipsch con le più recenti tecnologie oggi disponibili. L’app Klipsch Connect, infine, aggiunge ulteriori funzioni per una personalizzazione praticamente senza fine della propria esperienza di ascolto.

 

www.exhibo.it

 

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sabato 28 marzo 2020

Dona la tua maschera Easybreath Decathlon

Come donare la maschera da snorkeling di Decathlon agli ospedali per trasformarla in respiratore

In questo momento difficile e particolare, è importante aiutarsi. Ognuno deve farlo come può, e è possibile salvare vite umane grazie a delle maschere da snorkeling e alla mentalità da maker .

Se possiedi una maschera Easybreath Decathlon usata e in buone condizioni, puoi donarla per fare in modo che venga trasformata in un respiratore d’emergenza, grazie a componenti stampate in 3D.
Il tuo prezioso dono potrà contribuire a salvare una vita

Puoi fare riferimento a

questo sito per dare la tua disponibilità

per donare la tua maschera, e avere informazioni sull’iniziativa. Se sei un maker e possiedi una stampante 3D puoi anche renderti disponibile alla produzione dei raccordi necessari.

Leggi le informazioni dettagliate qui, dove puoi trovare anche i file per la stampa 3D.

I maker scendono in campo

L’emergenza sanitaria dovuta a COVID-19 ha fatto emergere diverse criticità. Non ultima quella di alcuni materiali utilizzati in terapia intensiva e sub-intensiva , di costo esorbitante e di difficile approvvigionamento in tempi brevi.

La prima idea: le valvole

Brescia: le valvole per uno strumento di rianimazione stavano finendo, e il fornitore non era in grado di rifornirle in tempi brevi. L’allarme arriva al Giornale di Bresca, e la direttrice, Nunzia Vallini, contatta il presidente e co-fondatore di FabLab Massimo Temporelli, che con il Giornale di Brescia i collabora da qualche anno per la divulgazione nelle scuole della cultura Industry 4.0 (tra cui la stampa 3d). Massimo è una persona incredibile e si attiva subito, contattando il produttore in Germania per chiedere i progetti della valvola, per vedere se era riproducibile in stampa 3D. Gli rispondono picche, e che anzi lo avrebbero denunciato per violazione del copyright se ci avesse provato. Ma ci sono in ballo delle vite umane! Massimo non si ferma e contatta il suo network di FabLab tra Milano e Brescia. Per fortuna, poi, una azienda della zona e il suo CEO (Christian Fracassi) ha portato una stampante 3d direttamente in ospedale e in poche ore ha ridisegnato e poi prodotto il pezzo mancante. Un pezzo da 11.000$ stampato con 1$ di materiale, il tutto gratuitamente, rischiando la denuncia per violazione dei diritti. Le valvole funzionano e cominciano a salvare vite umane.

La seconda idea: la maschera Decathlon

Chiari: Le valvole stampate in 3D vengono utilizzate anche qui. Un ex primario, il Dott. Renato Favero, ne viene a conoscenza, contatta l’azienda ISINNOVA di Christian Fracassi per condividere con loro un’idea per far fronte alla possibile penuria di maschere C-PAP ospedaliere per terapia sub-intensiva, che sta emergendo come concreata problematica legata alla diffusione del Covid-19: si tratta della costruzione di una maschera respiratoria d’emergenza riadattando una maschera da snorkeling già in commercio. Contattata Decathlon, si è resa immediatamente disponibile e ha fornito i progetto CAD della maschera per meglio studiare la modifica e adattare gli accessori aggiuntivi da stampare in 3D. La maschera-respiratore ha preso forma ed è stata testata con successo. ISINNOVA ha deciso di condividere liberamente il file per la realizzazione del raccordo in stampa 3d. A differenza della valvola dei respiratori, si tratta di un raccordo di facile realizzazione, quindi è possibile per tutti makers provare a stamparlo.

Sono molte le persone che hanno reso possibile tutto questo, molte più di quelle citate qui. Ognuno ha dato il proprio contributo, nel proprio campo, in maniera gratuita e non a scopo di lucro. A loro va il nostro GRAZIE, e va anche a te, se hai in casa una maschera adatta e decidi di donarla agli ospedali.

Se vuoi restare aggiornato, seguici anche sui nostri social: FacebookTwitter, Youtube, Telegram.

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venerdì 27 marzo 2020

ELIPSON OMEGA 100 RIAA CARBON BLACK BT/USB

Azienda francese di grande originalità, Elipson vanta un catalogo piuttosto nutrito con tanti prodotti interessanti che sfruttano materiali innovativi e soluzioni particolari, il tutto a prezzi sempre abbordabili


COSTRUTTORE Elipson – Francia
DISTRIBUTORE Hifight Srl – www.hifight.it


PRO
• Suono
• Phono MM/MC
• Design
CONTRO
• Phono non escludibile


Il giradischi ha base in plexiglass, impreziosito con un sottile strato di carbonio. Notare l’adattatore per 45 giri che ha un suo perno che lo alloggia.

Il marchio francese Elipson parte da molto lontano, dal 1938 in particolare; all’epoca costruiva motorini per giocattoli, ma già dal 1940 grazie alla passione del fondatore Joseph Léon, divenne produttore di diffusori e da allora, con una ricapitalizzazione a inizio secolo, è arrivato fino ai giorni nostri. Famosi della produzione Elipson i diffusori sferici, tanto per fare un esempio. Il 100 RIAA Carbon Black è un giradischi davvero originale, sia nelle forme che nei materiali utilizzati, e parlare di originalità per un giradischi non è così “comune”, essendo un oggetto che oramai abbiamo visto in praticamente tutte le salse. Telaio rigido, trazione a cinghia, partiamo da queste due caratteristiche. Telaio in pexiglas nero con uno strato di carbonio protetto da un

Il pannello posteriore ospita oltre alle connessioni anche il tasto di pairing per il Bluetooth. Il coperchio riprende le forme del giradischi ed è piuttosto originale oltre che molto robusto.

superficie lucida che evidenzia ancora meglio le trame. Il braccio è anch’esso con canna in carbonio, leggermente opaca, con lo stesso disegno di quello presente sulla base. È imperniato in modo originale (la Elipson la chiama torsione orbitale) e segue un design particolare; appare non solo robusto, ma preciso e privo di giochi. Il contrappeso è inox e crea, insieme con il lift e il supporto adattatore per 45 giri anch’essi inox, un contrasto suggestivo con le superfici nere. Lo shell è integrato e la testina a corredo è la ottima 2M RED di Ortofon. Inox sono anche la puleggia e l’interruttore per il cambio velocità con 0 centrale. Il piatto girevole è in acciaio stampato nero mentre il guscio inferiore che contiene la parte elettronica e il motore è in plastica molto robusta. A proposito di parte elettronica, la realizzazione spicca notevolmente

Il deviatore con 0 centrale
per il cambio di velocità. È molto elegante oltre che comodo nell’utilizzo.

rispetto alla concorrenza: prima di tutto il pre-phono integrato è MM/MC con interruttore posteriore, e

L’incernieramento del braccio è a torsione orbitale, originale il contrappeso anche se ha bisogno della bilancina.

realizzato con una coppia di OP1652 della Texas, mentre l’interfaccia USB optoisolata utilizza il chipset “solito” BB2900 e quindi confeziona file con risoluzione massima di 48kHz. Interessante la presenza del BT, che visto il prezzo già molto vantaggioso può considerarsi quasi un omaggio; ha risoluzione aptX e quindi in qualità CD. Ci soffermiamo anche sul motore, sospeso elasticamente in modo molto intelligente con degli elastometri (la Elipson la chiama MSC, Motor Suspension Device), e pilotato da un circuito ASC che si basa sull’assorbimento. Infine ottimi i piedini di appoggio, di cui quelli anteriori dotati di sistema ammortizzante molto efficiente. 

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LENCO L-91

Lenco è un produttore di lungo corso, affonda le radici negli anni ’70 nella golden age dell’Hi Fi, insomma. Il prodotto in prova si caratterizza per un eccellente rapporto qualità/prezzo strizzando l’occhio alle nuove tecnologie. Un ottimo affare, insomma

COSTRUTTORE Lenco – Paesi Bassi
DISTRIBUTORE Tecnofuturo Srl – Tel. 030 2452475 – www.tecnofuturo.it


PRO
• Rapporto qualità/prezzo
• Buona costruzione
• Funzione stop a fine disco
CONTRO
• Scarso isolamento della base


Il pannello posteriore ospita i cavi di alimentazione AC e RCA, l’uscita USB, il tasto di accensione e l’interruttore per lo stop a fine disco, un automatismo semplice ma estremamente efficace.

Il braccio è dritto, in alluminio, con shell intercambiabile e testina Audio Technica AT-95 premontata.

Molti di voi con i capelli bianchi ricorderanno il Lenco L75, oggetto di grande fascino dotato di trazione a puleggia, ancora oggi apprezzato e ricercato nel mercato del vintage. Era il top di gamma della Lenco, azienda svizzera fondata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, che stabilì in Italia, negli anni ’60, la sua fabbrica attiva fino a metà degli anni ’70. Seguirono alcuni cambi di mano del marchio, acquisito infine nel 2015 da Commaxx. Adesso Lenco offre una gamma di prodotti audio di largo consumo, tra cui 3 modelli di giradischi. Questo L-91 è il top della gamma, ed è un prodotto relativamente nuovo e piuttosto performante rispetto al prezzo a cui viene offerto. L’impianto è quello di un giradischi con trazione a cinghia, base rigida e braccio dritto in alluminio. E’ dotato di pre phono incorporato e convertitore USB interno.
Dal punto di vista estetico spicca senza dubbio per originalità, la forma del piatto in particolare ricorda molto da vicino quello del leggendario Teksonor MT301, seppure impreziosito nelle forme, mentre la base impiallacciata in legno naturale dona al prodotto un tocco vintage che non guasta affatto. Il braccio, dotato della “solita” testina Audio-Technica AT-A95 ha shell intercambiabile e controllo di anti-skating.
La base è in MDF ed è costruita abbastanza bene, ma non è ricavata dal pieno e quindi il suo spessore “reale”, quello attraverso il quale le vibrazioni vengono assorbite, non è molto ampio, mentre ottima è l’impiallacciatura in legno “vero” che impreziosisce non poco il prodotto.

Il tasto che cambia la velocità 33/45 è l’unico controllo presente sul giradischi.

La costruzione è economica ma realizzata con grande intelligenza, l’alimentatore per esempio non è a spina ma bensì integrato all’interno del giradischi, e realizzato attraverso un piccolo trasformatore disposto a 45°, il che anche se potenzialmente
“pericoloso” per il ronzio (comunque assente) è intrinsecamente di migliore qualità rispetto a qualsiasi alimentatore switching a spina di cui sono dotati tutti gli altri giradischi. Il piatto è in alluminio, abbastanza leggero ma ben stampato, la trazione a cinghia è effettuata attraverso un elemento di tipo piatto, piuttosto spesso, e anche il motore è surdimensionato. L’elettronica interna è dotata di chipset BB PCM2900A mentre è più semplice lo stadio phono, con un TL074 come gli altri ma un 4558 in luogo dell’8080 con performance un po’ inferiori, ma sono dettagli. 

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