La rinascita del vinile ha portato con sé una nuova progenie di giradischi dotati di tecnologie impensabili fino a pochi anni fa: uscite USB, pre-phono Hi-End integrati, connessione Bluetooth… O sono piuttosto questi giradischi ad aver favorito il ritorno del vinile? Cerchiamo di capirlo

Il pannello posteriore dell’Elipson Omega 100, qui nella versione più completa, dotata di pre-phono MM/MC integrato, Bluetooth aptX e uscita USB opto-isolata per il ripping; sulla destra si riconosce il connettore per l’alimentazione AVF (Any voltage, any frequency).
Siamo proprio sicuri che i giradischi con uscita USB siano soltanto dei pratici strumenti per riversare su PC i dischi in vinile? O semplici navi scuola che consentono a giovanissimi e principianti un facile ingresso nel mondo del 33 giri? In effetti sono ben più di questo. Si tratta di dispositivi di convergenza nei quali si incontrano diverse tecnologie, come la meccanica e l’elettronica, l’analogico e il digitale, l’acustica e l’informatica… Questa convergenza ha la capacità di invertire la direzione, in una sorta di big bang dalle implicazioni creative molto interessanti. Fuor di metafora, è come se le tecnologie che si trovano nei giradischi USB esplodessero in una rosa di possibilità sconosciute all’utente di giradischi tradizionali. In questo senso i giradischi USB trasformano il ritorno del vinile in una resurrezione, intesa non come rianimazione di un fenomeno morto ma come nuova creazione. Grazie a questa nuova progenie di giradischi e a programmi di editing quali Audacity e simili, i vinili possono essere riprodotti in modalità impensabili trenta, venti o anche solo dieci anni fa: il segnale può ora essere “rippato”, copiato, tagliato e incollato, equalizzato e normalizzato, miscelato, processato con eco e altri effetti…
ELIPSON, IL FASCINO DEL FATTO A MANO
Questi giradischi hanno (almeno) altri due altri meriti. Il primo è di ricordarci che l’uomo è e rimane analogico, con buona pace dei cultori dell’androide e del cyber umanesimo: l’overdose digitale dei nostri tempi tende a farcelo dimenticare. Il secondo merito è di carattere estetico: i giradischi con uscita USB sono in genere piuttosto belli, fascinosi mix di antico e futuribile, dotati di una personalità che i lettori digitali non sempre hanno.
Gli Elipson Alpha 100 e Omega 100 – rispettivamente entry level e modello di punta della linea Platine – sono un chiaro esempio di cosa intendiamo per «bello e fascinoso». Fondata nel 1938, la francese Elipson ha sempre puntato molto sull’estetica, tanto da diventare – negli anni ‘60/’70 del secolo scorso – un riferimento a livello mondiale per il design applicato all’audio. L’Alpha 100 e l’Omega 100 – quest’ultimo in prova su questo stesso numero – raccolgono tale eredità. Si tratta di prodotti realizzati in Francia interamente a mano utilizzando MDF ad altissima densità, acciaio pressato antirisonante e alluminio, il tutto rifinito in PVC di diversi colori, dal nero carbonio al bianco al rosso acceso: splendidi oggetti, capaci di integrarsi in ogni arreda-mento domestico.
UNA LINEA, TRE PRODOTTI. O QUATTRO?
Gli Elipson vengono proposti in un’offerta che potremmo definire progressiva: si parte dai modelli base (Alpha 100, Omega 100), giradischi audiophile da colle-gare all’ingresso phono dell’integrato o a preamplificatori esterni, si passa alle versioni con pre phono (Alpha 100 RIAA, Omega 100 RIAA), poi ai modelli con phono e interfaccia Bluetooth (Alpha 100 RIAA BT, Omega 100 RIAA BT), infine alle versioni dotate anche di uscita USB opto-isolata per il ripping (Alpha 100 RIAA BT USB, Omega 100 RIAA BT USB). «Una linea, tre prodotti», recita lo slogan della casa; in realtà i prodotti sono quattro, se calcoliamo anche le versioni con USB. Un’offerta siffatta ha tra l’altro il merito di far cadere le barriere tra hi-end e consumer, tra audiophile e non audiophile, tra wired e wireless. Gli Elipson Alpha 100 e Omega 100 sono tutte queste cose insieme: dei giradischi per puristi e degli strumenti per effettuare il ripping, delle sorgenti con uscita via cavo e dei praticissimi dispositivi senza fili. UNA
MECCANICA DI PRECISIONE CHE RIDUCE ATTRITI E VIBRAZIONI
Negli Elipson Platine tutte queste tecnologie sono presenti nelle forme più evolute; non si tratta di ritrovati messi lì tanto per far numero. La lettura dei dischi, ad esempio, è affidata a un braccio in alluminio sviluppato da Elipson e denominato Orbital Torsion Tonearm (OTT). L’OTT utilizza uno speciale sistema antiskating nel quale la compensazione della forza centripeta è ottenuta tramite torsione applicata su una ghiera. Sul braccio dell’Alpha 100 e dell’Omega 100 è montata di serie una testina Ortofon OT10.
Il motore con trasmissione a cinghia, fissato al telaio attraverso il sistema elastico Motor Suspension Device, è controlla-to tramite una tecnologia denominata Direct Digital Synthesis, che garantisce la massima regolarità di rotazione. I giradischi Platine utilizzano inoltre perni in bronzo con tecnologia Infinite Centering Bearing ad alta precisione di centraggio; i perni poggiano su sfere in bagno d’olio.
DAL PRE-PHONO MM/MC INTEGRATO ALL’INTERFACCIA BLUETOOTH
L’elettronica dei Platine non è meno raffinata della meccanica. A cominciare dal pre-phono Hi-grade integrato, provvisto di selettore MM/MC con guadagno di 40,5 e 61 dB rispettivamente.
Le caratteristiche di rumore e crosstalk sono di tutto rispetto: 82/76 dB (MM/MC) il rapporto S/N, 88/78 dB (MM/MC) la diafonia. La presenza di questo stadio, non è superfluo ricordarlo, permette di collegare i giradischi direttamente all’ingresso aux/linea del sistema audio, senza ricorrere a unità di preamplificazione esterne.
Gli Elipson RIAA BT sono dotati anche di un’interfaccia Bluetooth aptX, la versione più evoluta e performante del diffusissimo sistema wireless, capace di trasferire il segnale con una qualità di livello compact disc (vedi box sotto). L’interfaccia Bluetooth permette il collegamento diretto e senza fili tra il giradischi e gli amplificatori o i diffusori amplificati Bluetooth, anche se collocati in punti lontani della sala: un’opzione praticissima, che fa risparmiare sui cavi e contribuisce a mantenere ordine nell’ambiente d’ascolto.
DAL LENCO L-91 AL THORENS TD202

Un Debut RecordMaster impegnato nel riversamento da vinile a PC: come software per l’editing è utilizzato Audacity. Il ripping consente di risparmiare spazio, di organizzare la collezione di vinili e di garantire lunga vita ai dischi, grazie al riversamento su PC, server, NAS e altri supporti.
Gli altri giradischi sotto esame in questo numero sono il Lenco L-91, il Pro-Ject Debut RecordMaster, il Teac TN-4D, il Thorens TD202. In questi modelli ritroviamo le medesime tecnologie che abbiamo visto negli Elipson, ma in combinazioni diverse. Nel Lenco L-91, ad esempio, convivono il pre-phono integrato (solo MM) e l’uscita USB per il ripping. Equipaggiato di serie con una testina Audio-Technica AT95, il Lenco è dotato di un selettore a due velocità (33/45 giri), di un auto stop che arresta il piatto quando il disco finisce (solo per i 33 giri) e di un lifter automatico per il braccio. In dotazione viene fornito Audaci-ty come software per l’editing audio.
Il Debut RecordMaster è l’erede di quel giradischi coraggiosamente introdotto dall’austriaca Pro-Ject alla fine degli anni ’90, quando la definitiva scomparsa del vinile era data per certa. Per la prima volta dopo l’avvento del CD una sorgente analogica risplendeva nel mercato di massa. In barba a ogni previsione negativa, il Debut – così si chiamava quel giradischi – ebbe un notevole successo di pubblico, grazie alle ottime prestazioni e al prezzo accessibile. Giradischi con trasmissione a cinghia, il successore Debut RecordMaster si avvale di un piatto in acciaio di dimensioni e peso maggiorati (1,3 kg) che garantisce una rotazione estremamente regolare. La forza è fornita da un moto-re a basso rumore in AC disaccoppiato tramite elastomeri termoplastici (TPE) e controllato da un oscillatore di precisione. Il Debut RecordMaster è uno dei pochi giradischi in commercio con tre velocità di rotazione, garantite da un cambio elettronico denominato Speed Box: oltre ai 33/45 giri ci sono anche i 78, per impostare i quali occorre trasferire manualmente la cinghia di trasmissione su una puleggia di diametro maggiore. Sul braccio da 8,6” in alluminio è montata di serie una testina Ortofon OM10. La sezione di uscita del Debut RecordMaster comprende un pre-phono (solo MM) e un convertitore delta/sigma a 16 bit.
LE PROPOSTE DI TEAC E THORENS
Il Teac TN-4D è orientato senz’altro più sul versante hi-end che su quello consumer. Lo si evince da raffinatezze costruttive quali l’operazionale ad alta definizione NJM8080 e la testina Oyster MM di Sumiko, rinomato produttore statunitense di cartucce phono; la Oyster MM viene fornita di serie, preinstallata dalla casa. Il braccio a S, sviluppato in collaborazione con SAEC Corporation, utilizza speciali cuscinetti a spigolo vivo che garantiscono un suono molto dettagliato. Altre caratteristiche di rilievo del TN-4D sono il motore brushless in corrente continua (con sistema di controllo del feedback) e il pre/equalizzatore RIAA Hi-End con selettore phono/line.

Il retro del Thorens TD202: tramite lo switch preamp on/off è possibile inserire o escludere il pre RIAA, mentre l’uscita USB rimane sempre attiva. Il TD202 monta di serie una testina Audio-Technica AT95E.
Il Thorens TD202 è il fratello maggiore del TD201, rispetto al quale presenta una struttura più massiccia e monta di serie una testina di fascia più alta, la Audio-Technica AT95E. A parte l’uscita Bluetooth, nel TD202 sono presenti tutte le funzioni viste nell’Elipson Alpha 100, proposte però in modo diverso: non secondo quella che abbiamo definito «offerta progressiva» bensì tutte insieme; per mezzo dello switch preamp on/off l’ascoltatore può inserire o escludere lo stadio RIAA, mentre l’uscita USB rimane sempre attiva; per effettuare il ripping si possono usare diversi tipi di software scaricati dal Web.
CONCLUSIONI
Davanti alla resurrezione del vinile e alla rapida diffusione dei giradischi USB torna l’eterna domanda sull’uovo e la gallina: chi è nato prima? In che modo sono legati i due fenomeni? La cosa più probabile è che siano nati insieme, che non esista l’uno senza l’altro, che siano insomma indissolubilmente legati. D’altra parte, lo sappiamo, dal nulla non nasce nulla: tutto ha origine da una relazione.
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via Roberto Montanaro Blog
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